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Pubblicato inBenessere

Alimentazione, questione di (buone) abitudini

Quanto si pensa alla salute a tavola? Sempre di più. Almeno tra i pazienti del Centro Medico Santagostino. Da un sondaggio emerge infatti una buona conoscenza delle regole di uno stile di vita sano, che non sempre però viene applicato: tanta frutta e verdura, ma poca frutta secca e ancora poca attenzione a carboidrati semplici e sale

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Quanto si pensa alla salute a tavola? Sempre di più. Almeno tra i pazienti del Centro Medico Santagostino, interpellati attraverso un sondaggio. Al questionario che il Centro Medico Santagostino ha inviato ai suoi pazienti hanno risposto più di 500 persone, soprattutto donne (85,1%) di tutte le fasce d’età, con una concentrazione superiore dai 40 ai 60 anni, con una forma fisica nella media e un livello di istruzione medio-alto. Tra i partecipanti, quasi nessuno è vegetariano o vegano, anche se circa il 20% si è dichiarato sensibile o intollerante al lattosio.

Consapevoli, ma poco attenti

Un incoraggiante 90% dei partecipanti ha dichiarato di leggere le etichette prima di acquistare un prodotto, tuttavia, solo la metà (53,3%) lo fa regolarmente. Tra le informazioni più rilevanti troviamo la data di scadenza e gli ingredienti, seguiti da provenienza geografica, aromi e additivi. Seguono poi i valori nutrizionali (grassi, calorie, sale, carboidrati e proteine).

Sale sì, ma con parsimonia per il 62,7% dei partecipanti e a questo segue un ancora troppo alto  24,2% che invece non guarda le quantità, ma lo dosa in base al gusto della pietanza. Questa scarsa attenzione è rivolta anche verso i carboidrati semplici (glucosio, fruttosio e saccarosio), con quasi un terzo dei partecipanti ancora poco attento al loro consumo. Più bassa  è invece la percentuale di coloro che si dichiarano poco attenti al consumo di grassi saturi (18%).

In netta diminuzione invece il consumo di zucchero nelle bevande, il cui consumo dovrebbe essere limitato a 10 grammi (2 cucchiaini) al giorno: la metà dei partecipanti (47,9%) non lo utilizza, a fronte di un 12,3% che invece tende ancora a privilegiare lo zucchero bianco. Anche il consumo di carne lavorata (salumi e insaccati) è notevolmente diminuito: il 42% la consuma solo raramente, mentre il 45% la limita a 1-2 volte a settimana.

Passando al primo piatto per eccellenza, il 30% degli interpellati dichiara di mangiare pasta circa una volta al giorno, ma solo l’1% ne consuma di più. Più alta invece la percentuale di coloro che si limitano a 1-2 porzioni a settimana (37,4%), mentre l’11% non la mangia mai, se non molto raramente.

«Le linee guida in tema di alimentazione suggeriscono di limitare il consumo di zuccheri e amidi (riso, pasta, pane etc), così come di grassi saturi provenienti da formaggio, burro e dolciumi», spiega Michele Cucchi, Direttore Sanitario del Centro Medico Santagostino. «Questo perché il fegato utilizza gli zuccheri in eccesso per generare grasso, che viene immagazzinato nel fegato stesso o trasferito, ad esempio, nell’addome. Un’alimentazione ricca di zuccheri, amidi e grassi è infatti la prima responsabile dell’obesità».

Via libera a frutta e verdura

Il campione del sondaggio si è dimostrato grande amante di frutta e verdura: un incoraggiante 43,% dichiara infatti di consumarne più di una porzione di frutta al giorno, mentre il 28,3% si limita a una sola porzione. Solo il 5,3% ne mangia al massimo due porzioni a settimana. Per quanto riguarda la verdura, invece: più della metà dei partecipanti ne mangia più di una porzione al giorno e solo il 4,1% non la consuma, se non molto raramente. I criteri di scelta? La maggior parte segue la stagione, altri privilegiano il gusto personale la varietà, anche in base ai diversi colori.

Se si parla invece di frutta secca, il cui consumo è strettamente legato alla longevità e alla prevenzione delle malattie, il discorso è ben più articolato: solo 1 su 4  la consuma ogni giorno, mentre la stessa percentuale dichiara di non consumarne, se non molto raramente.

«Questi risultati»,  aggiunge Cucchi «dimostrano che si sta diffondendo la cultura del mangiare sano e della corretta alimentazione, soprattutto un’attenzione particolare a cibi  che prima venivano considerati insoliti, ma che oggi possono essere considerati la routine: è il caso della frutta secca e della farina integrale, che ha sostituito la farina bianca per quasi il 20% dei partecipanti. Difficile però cambiare le macro abitudini, le prassi, che farebbero tanto la differenza in termini di salute: rimane ancora troppo alta la percentuale di coloro che, ad oggi, non si preoccupano di dosare il sale e i carboidrati semplici».

 

Attenzione alle bibite

Un litro e mezzo d’acqua al giorno, questa la dose giornaliera minima raccomandata dagli esperti.  Tuttavia, la metà dei partecipanti al sondaggio dichiara invece di berne abitualmente solo un litro, mentre solo 1 su 4 ne beve almeno due. Resta molto alta la percentuale di chi scende sotto al litro, intorno al 17%.

Un dato positivo proviene però dalle bibite zuccherate: l’80% ha dichiarato di non berne mai, se non raramente, e solo un piccolo 1,5% ne consuma tutti i giorni.

 

Calcolo delle calorie? No grazie

Le persone sono poco propense a calcolare le calorie: meno del 5% ha infatti dichiarato di avere sul proprio device un’applicazione per il calcolo delle calorie legate all’alimentazione, mentre solo il 27% ha tenuto almeno una volta un più classico diario alimentare. Inoltre, più della metà dei partecipanti (55%) non ha mai consultato un professionista (dietista o nutrizionista), ma circa il 71% del campione ha letto almeno un libro sul tema della salute alimentare.

«Il campione selezionato  non è del tutto rappresentativo della popolazione generale, in quanto molto colto e principalmente femminile, non è possibile fare una generalizzazione sull’alimentazione degli italiani», spiega Cucchi. «Vorrei aggiungere però che mangiare bene a tavola, sfruttare la tavola per curarsi e stare bene, è una questione di testa, quindi di emozioni e di comportamenti e abitudini, oltre che di nozioni».

«La cultura della prevenzione attraverso stili di vita sani come l’alimentazione sana», aggiunge Luca Foresti, amministratore delegato del Centro Medico Santagostino, «si sta sempre più diffondendo: i media se ne occupano, le aziende ne fanno un argomento di comunicazione, le persone si sentono sempre più “ingaggiate” ad accettare nuovi comportamenti e stili di vita. C’è ancora una fetta di popolazione che resiste, considera “esagerazioni” questi nuovi stili di vita. Noi come Centro Medico ci poniamo come soggetto attivo nella diffusione di stili di vita salutari e comportamenti che puntino al “prendersi cura” di sé prima che al “curarsi”. Il risultato del sondaggio tra i nostri pazienti è un incoraggiamento in questo senso».