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Pubblicato inSalute

Orologio biologico e infertilità di coppia: cosa sappiamo?

Perché l’infertilità di coppia è in sensibile aumento e quali sono i percorsi e le terapie più idonee per aiutare chi vive questo problema

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Una coppia viene definita “infertile” dopo un anno di rapporti sessuali completi e non protetti che non hanno portato a una gravidanza. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che oggi questo fenomeno colpisca il 15-20% delle coppie. 

Si tratta di una condizione che, purtroppo, riguarda sempre più famiglie italiane, complice anche l’età in cui la donna cerca il primo figlio. L’età media della prima gravidanza in Italia è infatti di 31 anni, a differenza della media europea che si attesta intorno ai 29-30 anni, ma molto spesso le donne arrivano ad aspettare anche dopo i 35 anni.

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Che cos’è l’orologio biologico?

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L’insuccesso, in questo caso, è dato da un vero e proprio “orologio biologico” che scandisce il tempo non solo nella testa, ma anche nel corpo della donna. 

L’orologio biologico detta i ritmi fisiologici, regolando il sonno, la veglia, la temperatura corporea e il metabolismo, nonché i livelli ormonali, adattandosi all’ambiente circostante. Questo vale sia nel breve intervallo di tempo della singola giornata, ma anche sull’arco temporale più lungo della vita.

Come funziona l’infertilità di coppia?

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Ogni donna in età fertile ha una riserva ovarica che corrisponde al numero di ovociti e quindi alla capacità dell’ovaio di produrre follicoli capaci di essere fertilizzati. Il numero di questi ovociti può iniziare a calare intorno ai 30 anni per poi decrescere drasticamente intorno ai 40. Questo significa che il numero di ovociti che possono essere “reclutati” per una gravidanza diminuisce. Anche l’età dell’uomo può tuttavia influire sulla qualità del seme: uno stile di vita favorevole e l’assenza di patologie sono associati a una maggiore qualità del liquido seminale in termini di volume, concentrazione, numerosità e motilità.

Oltre all’età ci sono però diversi fattori responsabili dell’infertilità femminile e dell’infertilità maschile (riduzione del numero di spermatozoi e della qualità del liquido seminale), che sono legate principalmente a uno stile di vita errato. Tra questi è importante ricordare:

Su questo hanno sempre più influenza anche i fattori ambientali e l’esposizione a sostanze che hanno la capacità di alterare i livelli ormonali e la fertilità.

Leggi anche: “Fertilità maschile a picco, colpa di inquinamento e stili di vita”

PMA: l’importanza di un approccio personalizzato

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Oggi sempre più spesso le coppie tendono a far ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). Ogni approccio alle tecniche di PMA è personalizzato e deve essere selezionato e mirato partendo dalla storia clinica di entrambi i membri della coppia. Si tratta infatti spesso di un percorso molto lungo e oneroso, non solo dal punto di vista economico ma anche – e soprattutto – dal punto di vista psicologico.

Ecco perché gli specialisti dovrebbero informare correttamente secondo scienza e coscienza a proposito delle percentuali di successo, che sono variabili a seconda della tecnica prescelta e dell’età della donna, così da non creare false illusioni. L’informazione dovrebbe quindi puntare anche sull’importanza di intervenire prima sugli stili di vita o con interventi terapeutici medici o chirurgici.

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È difficile stabilire a priori le probabilità di ottenere una gravidanza a seguito di una terapia di PMA, in quanto spesso variano a seconda dell’età della donna e dal Centro PMA di riferimento. In linea generale, tuttavia, le tecniche di 1° livello (IUI) registrano minori percentuali di successo rispetto a quelle di secondo livello (FIVET-ICSI).

Ogni coppia ha una storia diversa e caratteristiche peculiari diverse a livello di salute: per questo motivo è importante che interventi di questo tipo vengano consigliati da un medico specializzato a seguito di un’attenta valutazione del quadro clinico.