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Pubblicato inSalute

Le allergie sono davvero prevenibili?

Una ricerca mette in luce i benefici dell’assunzione di probiotici durante la gravidanza per prevenire le allergie del nascituro. È davvero una svolta? Lo abbiamo chiesto a Marinella Lavelli, pediatra del Centro Medico Santagostino

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Recentemente alcuni giornali hanno citato l’ultimo documento della World Allergy Organisation in cui si parla di prevenzione delle allergie. L’argomento è complesso ed è facile, nel riferirne, incorrere in eccessive semplificazioni con il risultato di un messaggio un po’ fuorviante. Il tema trattato è quello della supplementazione con probiotici alla madre in gravidanza, per prevenire l’allergia nel nascituro.

Da anni gli immunologi indagano le cause dell’aumentata prevalenza di malattie allergiche nel mondo occidentale, per capire se una prevenzione è possibile. Una delle ultime frontiere esplorate, in ordine di tempo, è appunto quella dei probiotici . Nel nostro organismo albergano moltissimi batteri “utili”, nell’intestino e non solo, il cosiddetto microbioma. La sua composizione, che influenza la suscettibilità ad alcune malattie, si determina principalmente nei primi 1000 giorni di vita, per l’intervento di vari fattori, tipo di parto e allattamento, alimentazione, uso di antibiotici. Anche le abitudini di vita della madre in gravidanza hanno un peso.

Si è cercato, quindi, di verificare se la somministrazione di probiotici in gravidanza potesse prevenire le allergie nel nascituro. Nel documento WAO si legge che non c’è evidenza che i probiotici assunti dalla madre in gravidanza riducano il rischio di allergia. Tuttavia, poiché alcuni studi indicano una ridotta incidenza di eczema, le linee guida suggeriscono, se c’è rischio elevato di allergie nel nascituro, di somministrare probiotici alla madre in gravidanza e in allattamento e al bambino nei primi mesi di vita. Per capire meglio, occorre conoscere il significato di parole chiave, come evidenza e grado di raccomandazione. Le organizzazioni come il WAO pubblicano periodicamente linee guida, ispirate a revisioni critiche degli studi pubblicati. Se gli studi su un dato argomento sono ben condotti e abbastanza numerosi e se i risultati concordano, ne scaturirà una raccomandazione forte per un dato comportamento, ad esempio una terapia. Se gli studi sono poco numerosi o hanno dato risultati discordanti, la raccomandazione sarà debole. Se nessuno studio ha confermato una data ipotesi, si dice che non c’è evidenza.

Nel nostro caso, nessuno studio ha dimostrato l’efficacia dei probiotici in gravidanza per prevenire l’asma, ma da alcuni è risultato che può servire a prevenire l’eczema e quest’ultimo apre spesso la strada alle allergie. Da qui la linea guida.

La predisposizione genetica ha un peso importante: il rischio di sviluppare malattie allergiche è molto maggiore se i genitori sono allergici. Tuttavia la malattia origina sempre dall’interazione fra genetica e fattori ambientali. Fra questi, oltre alla composizione della microflora intestinale, il fumo di sigaretta, gli inquinanti ambientali, un’alimentazione povera di fibre, le carenze vitaminiche e persino i cambiamenti climatici.

Su molti di questi fattori è possibile intervenire a livello individuale o collettivo.

Per quanto riguarda l’assunzione di probiotici in gravidanza è difficile dimostrarne l’efficacia, perché gli studi sono difficili da paragonare e interpretare, essendo molte le variabili. Forse questa pratica si diffonderà comunque in tempi brevi, anche per le forti pressioni commerciali e perché non c’è evidenza di effetti collaterali. Va detto, per inciso, che non tutti i probiotici hanno lo stesso effetto. Altre misure si sono dimostrate utili.

Per la donna in gravidanza sono particolarmente raccomandati tutti i comportamenti che fanno una vita sana, come evitare il fumo, anche passivo, avere un’alimentazione variata, fare attività fisica. Dopo la nascita è molto importante la gestione corretta di un’eventuale dermatite atopica (eczema), una malattia complessa che origina da un difetto di barriera cutanea su base genetica e si accompagna molto spesso a sensibilizzazione allergica.