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Reflusso gastroesofageo: cos’è, sintomi e cura

A cura di
Flavio
Arnone
Andrea
Costantino

La malattia da reflusso gastroesofageo accade quando la parete dell’esofago è raggiunta dai succhi gastrici e, per questa risalita, seguono dolore toracico e una sensazione di bruciore di stomaco; insieme ad altri sintomi. Come si può intervenire in modo risolutivo?

Cos’è il reflusso gastroesofageo?

Per definizione, si soffre di reflusso gastroesofageo quando si verifica una risalita, dallo stomaco all’esofago, di succhi gastrici. Questa risalita ha a che vedere con la cosiddetta giunzione esofago-gastrica, che a sua volta può dipendere da alcuni fattori di tipo anatomico e fisiologico.

In termini più puntuali il rigurgito acido entra in contatto con la mucosa esofagea. Il passaggio di succhi acidi, dallo stomaco verso l’esofago, accade durante la giornata in modo fisiologico, solitamente dopo il pasto.

Il passaggio verso l’esofago dei succhi acidi si verifica in modo del tutto involontario, quando lo sfintere esofageo inferiore, la valvola che di solito vieta al contenuto dello stomaco di risalire nell’esofago, non lavora in modo corretto.

Va specificato poi che né la muscolatura gastrica né la muscolatura addominale sono interessate da questa condizione. Condizione peraltro piuttosto diffusa, arriva a toccare in Italia punte del 25%, fino al 30% della popolazione.

Il reflusso acido, o reflusso gastroesofageo, quando diventa cronico e ricorrente può causare la malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE), che può determinare a sua volta anche un tipo di lesione precancerosa quale l’esofago di Barrett, oltre a infiammazione.

A cosa è dovuto il reflusso gastroesofageo?

Il reflusso gastroesofageo può essere determinato da diverse cause:

  • incontinenza del cardias, ovvero la valvola che separa stomaco ed esofago, come si è appena indicato. Per via di questo malfunzionamento, il contenuto gastrico tende a risalire
  • assunzione di specifici farmaci, solitamente farmaci che determinano una riduzione della pressione del cardias. Farmaci quali anestetici, antidepressivi, antidolorifici, alcuni sedativi. Altri farmaci, come gli antibiotici e gli antinfiammatori non steroidei, possono determinare o aggravare i disturbi dovuti al reflusso gastroesofageo
  • aumento di produzione dell’acido cloridrico, specie in primavera, periodo durante il quale questo disturbo sembra acuirsi
  • ernia iatale, che consiste nella risalita di una porzione dello stomaco dall’addome verso il torace poiché si è prodotto un allargamento dello iato diaframmatico
  • stili di vita sbagliati quali il masticare poco mangiando in fretta, il mettersi coricati appena dopo avere terminato un pasto
  • incidono anche lo stress, il sovrappeso oppure l’obesità
  • durante la gravidanza il reflusso può manifestarsi a causa della crescita del feto o per cambiamenti ormonali
  • l’abuso di sostanze alcoliche e il fumo, dal momento che lo svuotamento gastrico è rallentato dalla nicotina, che agisce come stimolante per la secrezione acida, mentre l’alcol causa irritazione alla mucosa esofagea.

Che fastidio dà il reflusso? Quali sono i sintomi?

La sintomatologia del reflusso si divide in:

  • sintomi tipici quali la pirosi retrosternale, ovvero il bruciore dietro lo sterno. Questo bruciore può raggiungere la zona compresa tra le scapole, posteriormente, il collo e interessare anche le orecchie. Un secondo sintomo tipico è dato dal rigurgito acido
  • sintomi atipici quali nausea, singhiozzo, anche insonnia, sensazione di nodo alla gola, raucedine, tosse, laringite cronica o abbassamento della voce, dolore toracico, disfagia, laringite.

Solitamente i sintomi tipici si presentano in modo continuativo o intermittente nelle 24 ore. Dopo i pasti, oppure tra la mezzanotte e le 3 di notte, quando il soggetto è in posizione sdraiata.

Diagnosi di reflusso gastroesofageo

È possibile avere una diagnosi di reflusso gastroesofageo già in presenza dei sintomi tipici. Esistono tuttavia esami strumentali che aiutano l’inquadramento diagnostico:

  • la gastroscopia, per mezzo della quale è possibile un esame di esofago, stomaco e duodeno, oltre al prelievo di una piccola porzione di mucosa (biopsia)
  • l’esame radiologico per approfondire la condizione del tubo digerente
  • la manometria esofagea, per valutare se la motilità dell’esofago presenta anomalie
  • Ph-impedenziometria esofagea 24 ore, per monitorare la quantità di materiale, acido e non acido, refluito nell’esofago entro le 24 ore.

Quale cura per il reflusso gastroesofageo?

Il primo passo da compiere, grazie al proprio medico, è un importante cambiamento dello stile di vita attraverso:

  • riduzione del proprio peso
  • completa eliminazione del fumo
  • evitamento di bevande gassate e alcolici
  • evitamento di alimenti irritanti quali menta, caffè, cioccolato, pomodoro, cipolla fritta
  • aspettare almeno 3 ore dopo i pasti, prima di coricarsi
  • consumare un pasto leggero alla sera.

Qualora la condizione dovesse persistere, si può ricorrere ad una terapia farmacologica:

  • antiacidi, per neutralizzazione dell’acido all’interno dello stomaco. Si agisce sul sintomo, ma non si guarisce la mucosa che può presentare esofagite
  • H2 antagonisti, ovvero farmaci che agiscono per la riduzione della produzione di acido, con effetti più lunghi nel tempo rispetto agli antiacidi
  • inibitori della pompa protonica, che impiegano due giorni per iniziare a produrre effetti ma sono in grado di curare eventuali erosioni esofagee
  • farmaci procinetici, usati per migliorare lo svuotamento tanto di esofago quanto di stomaco, così da impedire il reflusso, specie dopo i pasti.

Si ricorre alla chirurgia solo in casi estremi, quando il paziente non ha risposto affatto alla terapia farmacologica e soprattutto quando sono presenti problemi anatomici, com’è il caso di un’ernia iatale dalle dimensioni importanti. 

Buone pratiche per combattere il reflusso

Come indicato, si dovrebbe evitare di coricarsi o di sdraiarsi appena dopo i pasti: questa posizione, supina, aiuta il reflusso. Meglio aspettare 3 se non 4 ore. Gli sforzi fisici, soprattutto a stomaco pieno, dovrebbero essere evitati, insieme a movimenti improvvisi o bruschi. Anche in questo caso aspettare fino a 3 ore, dopo i pasti, sarebbe opportuno.

La spalliera del letto dovrebbe essere sollevata di 20 cm, così che l’esofago possa rimanere in posizione verticale anche se si è in posizione sdraiata. Il materiale acido non potrà quindi risalire dallo stomaco. Per fare questo non dovrebbero essere adoperati i cuscini, l’addome ne risulterebbe piegato e la pressione addominale sarebbe aumentata.

Fondamentale, si ricorda, lo smettere di fumare: il cardias, la valvola che si trova tra lo stomaco e l’esofago, si rilassa per via della nicotina, il cibo risale e si verifica un aumento di produzione di acido all’interno dello stomaco.

Princìpi alimentari da seguire

Di seguito, un insieme di ulteriori buone pratiche di ordine alimentare:

  • assumere cibi ricchi di carboidrati, proteine e fibre: sono digeribili con facilità e aiutano lo svuotamento dello stomaco
  • carni bianche (e allo stesso tempo magre), insieme a formaggi freschi, latte, uova (non fritte né sode) e pesce, e poi frutta e verdura, esclusi i limoni e le arance
  • evitare cibi fritti, speziati o acidi, conditi con il burro oppure il dado e lo strutto. Evitare poi carni grasse, affumicate, insaccati, salse (ma bresaola e prosciutto sì) e i formaggi grassi
  • ridurre quanto possibile, soprattutto la sera: cipolla, aglio, cioccolato, alcol, anice, menta, tè e caffè
  • eliminare acqua gassata e bibite gassate
  • tenere il peso sotto controllo, perché i chili in eccesso determinano un aumento della pressione addominale
  • evitare i pasti particolarmente abbondanti, e mangiare spesso e poco: lo stomaco non sarà troppo riempito e lo svuotamento sarà più rapido
  • avere delle cene leggere
  • masticare con lentezza ogni boccone.

Un diario alimentare sarebbe inoltre utile per tracciare quali cibi, in quali pasti, possono creare situazioni di reflusso, che in ogni caso richiede la visita specialistica di un gastroenterologo.