Skip to content
Pubblicato inSalute

Farsi un tatuaggio fa male?

Farsi un tatuaggio fa male? Non solo in termini di possibile dolore fisico, ma anche per la tossicità degli inchiostri, le eventuali infezioni, e i rischi generali a carico della pelle. Cosa è necessario sapere? E come tutelarsi dai rischi?

farsi un tatuaggio fa male i rischi

Farsi un tatuaggio fa male? È una domanda che sicuramente il 13,2% della popolazione italiana deve essersi posta. Sono infatti circa 7 milioni gli italiani che risultano tatuati, stando agli ultimi rilievi dell’Istituto Superiore di Sanità.

Risulta importante, quindi, sapere quali possono essere i rischi collegati all’avere una porzione, più o meno estesa, di pelle tatuata. Possono ad esempio verificarsi allergie, oppure infezioni. È bene allora fare il punto sui possibili rischi.

Prenota una visita specialistica

Farsi un tatuaggio fa male?

↑ top

Quanto fa male un tatuaggio?

Se si parla di dolore rispetto alla zona interessata, si possono indicare delle zone in cui il tatuaggio può mettere a dura prova la soglia del dolore.

Le zone più suscettibili al dolore sono:

  • i piedi, le caviglie le ginocchia e i gomiti
  • le orecchie, la testa, le labbra e il collo
  • il costato, la schiena, l’inguine e l’anca.

Il dolore può ovviamente variare in base all’estensione e alla tipologia del tatuaggio. Quanto più è grande e dettagliato il disegno, tanto più è probabile che il dolore possa essere maggiore.

E quali rischi comporta?

↑ top

Il rischio principale è legato a possibili infezioni, rischio del resto estremamente ridotto quando il tatuaggio viene svolto in un centro autorizzato, in condizioni igieniche sotto controllo. Si tenga conto che non esistono test diagnostici predittivi per scongiurare il rischio di una eventuale reazione allergica.

Secondo uno studio dell’università tedesca di Regensburg tra i 14 pigmenti di nero più utilizzati alcuni potrebbero essere tossici: potrebbero, cioè, recare danni alle cellule del nostro organismo.

L’attenzione va dunque diretta ai prodotti utilizzati, specie gli inchiostri, che tuttavia non sono ancora soggetti ad un quadro normativo chiaro e distinto, se si escludono le due circolari del 5 febbraio 1998 n. 2.9/156 e del 16 luglio 1998 n. 2.8/633.

Negli inchiostri di scarsa qualità le micro-particelle, una volta iniettate nel derma potrebbero raggiungere i linfonodi, ma non è chiaro se poi attraverso i linfonodi riescano ad arrivare ad altri organi.

Va aggiunto che gli inchiostri, anche quelli di ottima qualità, possono contenere metalli, idrocarburi, ftalati, che sono considerati cancerogeni e comunque pericolosi per il sistema endocrino.

Quali sono gli effetti collaterali di un tatuaggio?

↑ top

Più che di effetti collaterali, sarebbe opportuno parlare di possibili complicazioni legate all’uso di aghi che, incidendo la pelle, rischiare di infettare il sangue. Gli agenti infettivi più coinvolti possono essere:

Appena effettuato, un tatuaggio molto frequentemente determina arrossamenti della pelle, irritazione e un leggero gonfiore nella zona tatuata. Ma se dopo 2, 3 giorni questi sintomi peggiorano forse è il caso di rivolgersi a un dermatologo. Piccole cicatrici, granulomi o infine cheloidi, un tipo di lesione dovuta a eccessiva proliferazione di tessuto fibroblastico, potrebbero inoltre insorgere.

Un tatuaggio infetto può essere intercettato attraverso alcuni sintomi quali:

  • gonfiore
  • rossore importante anche a distanza di giorni dalla realizzazione
  • prurito
  • febbre
  • secrezione di pus.

I tatuaggi fanno venire i tumori?

↑ top

Attualmente non ci sono studi che evidenzino una correlazione tra i tatuaggi e l’insorgenza di tumori della pelle. I tatuaggi, in altri termini, non determinano un aumento del rischio di melanoma.

Tuttavia, possono far sì che la diagnosi sia più difficile, per il semplice fatto che i pigmenti rischiano di ostacolare il monitoraggio dei nei. E il cambiamento dei nei è uno dei segnali che possono indicare una trasformazione del neo in forma tumorale.

Chi deve evitare i tatuaggi?

↑ top

Evitare di tatuarsi può essere una scelta quasi obbligata per diverse patologie, anche non particolarmente gravi o severe. Bisognerebbe comunque rivolgersi al proprio medico nei casi in cui sia accaduto un evento allergico in un eventuale tatuaggio precedente, a causa della reazione ad uno specifico pigmento.

Anche chi ha familiarità con i melanomi dovrebbe evitare di tatuarsi, insieme a chi ha una storia clinica di immunodeficienza o la pelle particolarmente interessata dai nei.

Dovrebbero rinunciare a tatuarsi anche i soggetti a rischio cardiopatico o chi soffre di disordini ematologici, come ad esempio l’emofilia.

Durante la gravidanza e l’allattamento è fortemente sconsigliata la realizzazione di un tatuaggio.

Prenota una visita specialistica

Come mettersi al riparo dai rischi?

↑ top

La prima regola è affidarsi a studi riconosciuti, con pratiche di igiene consolidate. Il tatuatore dovrebbe lavarsi con frequenza le mani e utilizzare guanti monouso, perché al loro interno possono proliferare cariche batteriche.

Anche gli aghi monouso devono risultare sigillati prima di essere utilizzati, e la strumentazione deve essere lavata e sterilizzata, prima di essere adoperata per un nuovo tatuaggio su di un’altra persona.